AsSIS è contro l’obbligo vaccinale e vuole essere “amico della Corte”

di Redazione Assis

L’amicus curiae è una figura giuridica che si traduce letteralmente come “amico della corte”. Indica l’intervento in giudizio di un soggetto, o di una pluralità di soggetti, non parte in causa, qualificato a fornire un parere, o informazioni per assistere una corte. Questa figura è stata introdotta In Italia nel gennaio 2020. Possono accedervi “le formazioni sociali senza scopo di lucro e i soggetti istituzionali, portatori di interessi collettivi o diffusi attinenti alla questione di costituzionalità” che “possono presentare alla Corte costituzionale un’opinione scritta” e “con decreto del Presidente, sentito il giudice relatore, sono ammesse le opinioni che offrono elementi utili alla conoscenza e alla valutazione del caso, anche in ragione della sua complessità”.

La Corte Costituzionale è chiamata ad esprimersi sulla legittimità dell’obbligo della vaccinazione contro la COVID-19 in seguito alla sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa della regione Sicilia.

AsSIS è a fianco delle numerose Associazioni e Comitati che hanno depositato i pareri contro l’obbligo della vaccinazione.

Il Presidente, Dott. Eugenio Serravalle ha sottoscritto il documento, proposto come amicus curiae, insieme al Dott. Sandro Sanvenero, Dott. Alberto Donzelli, Prof. Vanni Frajese, Dott.ssa Patrizia Gentilini che si conclude con l’affermazione:

“Si auspica che, quando la Corte Costituzionale esaminerà l’ordinanza di rinvio in questione, rilevi la non costituzionalità dell’obbligo vaccinale non solo per i validi argomenti sollevati dal CGA della Regione Siciliana e qui arricchiti, ma anche per la non compatibilità con la prima delle condizioni poste nella sentenza n. 258/1994 della Corte Costituzionale stessa, perché il trattamento non è efficacemente diretto anche a preservare lo stato di salute degli altri”, anzi nel medio periodo rischia di risultare controproducente a tale scopo”.

La relazione approfondisce il tema della compatibilità costituzionale dell’obbligo, che è ammissibile (in base a sentenza precedente) “se il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri”. Le prove accumulate negli ultimi mesi dimostrano che, nel medio termine, “gli altri” sarebbero all’opposto meglio tutelati proprio senza vaccinazioni universali della popolazione. Nell’esposto è dimostrata la NON compatibilità con la prima condizione posta dalla Consulta, dal momento che:

  1. I vaccinati risultano per paradosso più contagiosi dei non vaccinati negli 8-14 giorni dopo alla vaccinazione.
  2. La protezione dall’infezione, buona dopo i primi 14 giorni, declina però rapidamente nei mesi, quasi azzerandosi 5 mesi dopo la 2a dose, fino persino a invertirsi, con i soggetti completamente vaccinati meno protetti dall’infezione rispetto ai non vaccinati.

Un’ampia letteratura scientifica dimostra inoltre che il booster riporta la protezione ai moderati livelli iniziali, ma che già dopo pochi mesi è evidente un calo di protezione. Ad esempio, secondo i dati forniti dall’UK Health Security Agency, alla settimana 13/2022, la percentuale dei positivi è maggiore tra i vaccinati con tripla dose di 3,15 volte rispetto i non vaccinati, e nelle sole età lavorative (18-69 anni), i casi positivi tra i vaccinati superano di almeno 4 volte quelli dei non vaccinati. E’ per questo che si può giudicare paradossale l’obbligo vaccinale nei confronti dei sanitari, motivato da una presunta tutela degli assistiti. I dati reali mostrano invece che a distanza di mesi dall’ultima dose i vaccinati con almeno 3 dosi sono una fonte potenziale di infezione molto maggiore dei non vaccinati. Ciò mette a maggior rischio proprio la platea di assistiti fragili che le leggi sull’obbligo si proponevano di proteggere.

Le nuove acquisizioni scientifiche dovrebbero portare al superamento di un obbligo che appare ormai del tutto privo di supporto di evidenze e di significato, in particolare proprio per categorie considerate a maggior rischio di trasmissione, e le strategie adottate sinora andrebbero decisamente modificate.

E comunque, per il principio di precauzione, si dovrebbe subito frenare la spinta a booster universali.

QUI puoi leggere il documento integrale.

Pubblicato il 18/05/2022 su:

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