Orgoglio, solidarietà, verità. Le parole dalla pandemia

di Eugenio Serravalle

Sono state usate molte parole per descrivere la situazione che stiamo vivendo. Alcune sono parole che credevamo dimenticate (isolamento o quarantena che richiamano alle epidemie di peste del passato), altre sono state create in questa circostanza (Infodemia, sindemia) per cercare di spiegare la realtà odierna. Io oggi vorrei sceglierne tre: ORGOGLIO, SOLIDARIETA’, VERITA’.

ORGOGLIO

Per anni ho provato un certo imbarazzo nell’indossare il camice. L’ho scritto anche in un mio libro. Oggi lo porto con orgoglio perché ritengo che siano altri che non avrebbero diritto ad indossarlo. Il camice è un simbolo che rappresenta il medico, che lo veste mentre svolge il suo mestiere. Al di fuori della retorica, il nostro lavoro è cercare di prevenire le malattie e di guarire dalla malattia. Il mestiere del medico, in fondo, è soprattutto uno strumento che serve a produrre salute. Come ogni strumento può essere maneggiato non solo da chi lo esercita, ma anche da altri. Dai pazienti, innanzi tutto, che ci adoperano per tutelare la propria salute e per guarire le proprie malattie o le non malattie, ma anche da chi ci controlla, dai “signori della medicina” che ci usano per propri scopi, che possono essere buoni o cattivi. La corretta politica della salute (che tutti siano sani) si intreccia con la politica del profitto (che ci siano molti malati, o che molti si credano tali) e si scontra con la politica del mercato (che quel farmaco, o quel latte, o quel vaccino prodotti siano prescritti da più medici possibili a più soggetti possibili). Le politiche della sanità sono molte.

Oggi indosso il camice con orgoglio, seppure con un ceto pudore, per riaffermare che intendo tenermi stretto a questo mestiere e non intendo diventare (o non diventare troppo insopportabilmente) uno strumento in mano ad altri.

Tutti, ma i dottori più di altri, e i pediatri forse più degli altri dottori, abbiamo una minima, ma significativa responsabilità nello scrivere la cultura del nostro tempo e, quindi, la storia del mondo. Questo è il compito “politico” del nostro mestiere, che non è separato dal singolo atto diagnostico, terapeutico, di sostegno, come ci ha insegnato Franco Panizon.

Dobbiamo ricordarlo oggi, che stiamo assistendo alla perdita della centralità del bambino nella società, trascurando l’importanza del loro ruolo. Li stiamo rendendo spettatori e consumatori, per cui si possono realizzare, guarda caso, fiere e feste, e distribuire attestati di coraggio al momento della vaccinazione anti COVID e non offrire loro i servizi indispensabili per la prevenzione primaria e per le cure quotidiane. Gli interventi di prevenzione, i suggerimenti per uno stile di vita corretto, per un’alimentazione adeguata sono tralasciati dalla mancanza di un numero adeguato di pediatri, costretti a seguire sempre più assistititi e ridurre di conseguenza il tempo da dedicare loro singolarmente. Le visite domiciliari sono un’eccezione, anche quando il bambino è malato. Ma tutta la società è adultocentrica, le città non offrono spazi per permettere ai bambini di giocare liberamente, manca la sicurezza per andare a piedi a scuola, e rimane uno slogan vuoto pensare a città a misura di bambino.

I bambini sono diventati l’anello più debole, più sacrificabile della società, sono le vittime maggiori della pandemia pur essendo quelli che si sono ammalati meno e meno gravemente. E’ una società profondamente malata quella che chiede ai bambini una vaccinazione che non comporterebbe loro benefici significativi, per proteggere la popolazione adulta, in gran parte già vaccinata.

Sono costretti a innumerevoli e ingiustificati tamponi, e poi alla DAD, alla DID (sentivo un bambino di cinque anni spiegarne la differenza ad un suo compagno) e poi allontanamento, quarantena e alla fine della vita sociale. Sono sottoposti al ricatto: al conflitto enorme non tra una scelta o l’altra di salute (se vaccinarsi o meno) ma tra salute e la vita sociale. Don Milani scrisse nella “Lettera ai Giudici” nel 1965:

“Ogni cittadino deve obbedienza alle leggi, ma deve battersi se le ritiene ingiuste, in modo democratico e non violento, sapendo di dover pagare di persona”.

SOLIDARIETA’

Tra i tanti, rapidissimi cambiamenti che il paese sta attraversando, l’unico punto di riferimento che va mantenuto stabile è quello dei principi costituzionali, e particolarmente quello relativo ai diritti della persona. Non manifesto ostilità ad alcuna particolare misura terapeutica, e per parlarsi chiaramente ad alcuna vaccinazione in sé e per sé, ma vorrei che fosse possibile discutere su quale quadro normativo, su quale politica sanitaria, su quali misure atte a garantire la nostra salute e quella della comunità sociale in cui viviamo, siano anche le più rispettose degli irrinunciabili diritti della persona e dei principi racchiusi nell’art. 32 della Costituzione.

Non possono più essere nascosti i problemi reali che la nostra sanità non riesce o non vuole affrontare, una sanità che affida la sua azione esclusivamente al consumo di farmaci e alla moltiplicazione delle prestazioni, che non vigila sui conflitti di interesse, che investe sempre meno in prevenzione primaria ma che impone l’obbligo vaccinale, che non sa o non vuole adottare strategie valide per tutelare e difendere concretamente la salute della popolazione, a partire da quella dei bambini.

Riapriamo la discussione su temi che, come pediatra, affronto quotidianamente.

  1. La violenza ostetrica che molte donne vivono durante il parto e il post-parto in ospedale è aumentata in epoca COVID. L’assistenza è ancor meno rispettosa dei bisogni della madre e del neonato i diritti fondamentali sono stati ridotti, dall’impossibilità di avere al proprio fianco una persona di fiducia, da una comunicazione non chiara, dalla gestione del dolore alla non separazione dal neonato e alla possibilità di allattare. Sono aumentate così non solo la violazione del diritto delle donne ad un’assistenza sanitaria rispettosa, ma le norme adottate possono rappresentare una minaccia alla vita, alla salute, all’integrità fisica e alla libertà da ogni forma di discriminazione.
  2. L’incidenza di nati da taglio cesareo è superiore alla media europea, e alcune procedure che si eseguono durante l’assistenza in gravidanza e al parto non sono basate su evidenze scientifiche, e non sono sostenute da un reale aumento delle condizioni di rischio.
  3. Un ospedale è nominato “Amico dei Bambini” quando ha intrapreso con successo una trasformazione dell’assistenza a mamme e bambini nel proprio Punto Nascita, applicando i Dieci passi per la promozione, la protezione ed il sostegno dell’allattamento materno: oggi in Italia sono soltanto 30.
  4. Un punto nascita dovrebbe non solo promuovere l’allattamento naturale, come raccomandato dalla letteratura scientifica già nell’immediato post-partum, ma favorire i processi di attaccamento madre/neonato, demedicalizzando, in piena sicurezza il travaglio, il parto, la nascita come momenti fisiologici della vita e non di patologia.
  5. In tutte le società, l’allattamento è una delle principali misure per garantire il mantenimento della salute dei bambini. I dati di efficacia sono innumerevoli, coerenti, replicati nel tempo e dimostrano che i bambini nutriti con sostituti del latte materno si ammalano e muoiono di più di quelli allattati, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri. I numerosi e indiscussi svantaggi per i lattanti, i genitori e la società della formula artificiale rispetto al latte materno sul piano biologico, nutrizionale, affettivo, relazionale, nonché economico, sono stati ampiamente studiati. L’allattamento previene l’obesità, i problemi cardiovascolari e la SIDS (sindrome da morte improvvisa del lattante), protegge dalle infezioni respiratorie, riduce il rischio di sviluppare allergie, migliora la vista, lo sviluppo psicomotorio e intestinale, riduce il rischio e la durata delle gastroenteriti, previene l’osteoporosi e alcuni tipi di neoplasie materne. Il latte materno offre quindi molti vantaggi per il bambino in termini di salute, crescita e sviluppo psicologico. Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) raccomanda, come misura di salute pubblica, di nutrire i bambini con latte materno, senza aggiungere altro (allattamento esclusivo) per i primi sei mesi di vita e di continuare ad allattare poi fino ai due anni di vita e oltre, affiancando al latte materno altri cibi, semisolidi prima e solidi poi (allattamento complementare), nel rispetto delle scelte della famiglia. I tassi di allattamento al seno esclusivo sono però lontani da quanto raccomandato da WHO: nessun Paese ha raggiunto tutti gli standard raccomandati e in Italia, il numero medio di mesi di allattamento esclusivo è pari a 4,1.
  6. La globalizzazione e l’urbanizzazione sono alla base della “transizione nutrizionale”, cioè del passaggio verso regimi alimentari ad alto contenuto energetico, grazie all’aumento dell’offerta, e della promozione di cibi pronti e di alimenti ricchi di grassi, sale e zucchero e dalla significativa riduzione dell’attività fisica nella popolazione. L’Italia rimane uno dei paesi d’Europa con il più alto tasso di obesità infantile. Un’indagine su un campione di 50mila bambini di terza elementare rivela che il 20,4% è in sovrappeso, il 9,4% obeso e il 2,4% gravemente obeso.  Un bambino su due non fa una colazione adeguata al mattino, uno su 4 beve quotidianamente bevande zuccherate/gassate e consuma frutta e verdura meno di una volta al giorno, quasi la metà dei bambini mangia snacks dolci più di 3 giorni a settimana, uno su 5 non ha fatto attività fisica il giorno precedente l’intervista, più del 70% non si reca a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà trascorre più di 2 ore al giorno davanti alla TV, al tablet o al cellulare.
  7. Le politiche ambientali sono state definite come “cause delle cause”: il carico di decessi, malattia e disabilità correlato alle principali malattie potrebbe essere effettivamente ridotto ogni anno attraverso una politica ambientale adeguata e politiche finalizzate a ridurre le esposizioni ambientali nocive per la salute.
  8. I tumori rappresentano una delle principali cause di morte nei bambini e la loro incidenza è purtroppo in aumento: a livello globale si è passati da 124 casi per milione di bambini fra 0 e 14 anni nel 1980 a 140 casi nel 2010. Nel Sud Europa si registra la più elevata incidenza di cancro fra 0-14 anni e fra 15-19 e l’Italia è al primo posto con le più elevate. incidenze rispetto a tutti gli altri paesi del continente europeo.

VERITA’

Mi limito a riportare i dati dei ricoveri in Terapia Intensiva nella fascia pediatrica (0-15 anni): ad oggi sono 250 su un totale di 8.206.660 bambini e ragazzi e dei 39 decessi, pari a una mortalità dello 0,0004%, circa 20 all’anno. Con questi numeri, fortunatamente bassi, dobbiamo fare i conti, senza dimenticare chi ha perso la vita per questa malattia, ma collocando nella corretta dimensione la COVID tra i bambini. Non sappiamo quanti di questi bambini fossero affetti da patologie croniche che hanno contribuito all’esito tragico, né quanti avessero nel SARS-SoV-2 l’unica causa del decesso.

Omicron sta cambiando tutti gli scenari, anche tra i bambini, che sono contagiati in misura maggiore rispetto alle altre varianti, ma meno gravemente. L’efficacia dei vaccini, peraltro, anche nei bambini si va riducendo: una recente pubblicazione ha dimostrato che l’efficacia del vaccino (VE) contro i contagi è diminuita dal 66% al 51% per [i bambini di] 12-17 anni e dal 68% al 12% per quelli di 5-11 anni.

MIOCARDITI

Pochi, tra i non addetti ai lavori, avevano idea di cosa fosse la miocardite; oggi, se ne parla spesso, correlandola ai vaccini COVID. La miocardite è una condizione infiammatoria del muscolo cardiaco con decorso clinico variabile; alcuni pazienti non richiedono trattamento, altri presentano una grave insufficienza cardiaca che può necessitare di un successivo trapianto di cuore o che può causare il decesso. La malattia insorge spesso dopo una malattia virale, anche se in molti casi non viene identificata alcuna causa.  È stato ipotizzato che la vaccinazione contro la COVID possa causare miocardite, come quella contro il vaiolo.  Le conferme sono sempre più numerose.
Durante gli studi che hanno condotto all’autorizzazione della vaccinazione per uso emergenziale, non erano stati segnalati casi di questa patologia, ma, con la vaccinazione di massa, a partire da dicembre 2020, i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e la Food and Drug Administration degli Stati Uniti hanno iniziato a registrare tra gli eventi avversi di particolare interesse, diversi casi di miocardite e pericardite, nel Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS), un sistema nazionale di segnalazione spontanea (sorveglianza passiva). Inoltre, rapporti provenienti da altri paesi hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che i vaccini COVID-19 a base di mRNA possano essere associati a miocardite acuta.  E’ evidente l’importanza di fornire stime del rischio di miocardite dopo la vaccinazione COVID-19 in base all’età, al sesso e al tipo di vaccino.
Le difficoltà nello stabilire esattamente la frequenza di miocarditi e di pericarditi causate dal vaccino sono numerose e spiegano, almeno in parte, i motivi per cui i tassi sono così differenti da Paese a Paese. Innanzitutto, i numeri dei casi sono ricavati da sistemi di sorveglianza passiva, che sottostimano in quantità significativa l’insorgenza della reazione avversa; altre cause dipendono da come è registrato l’evento che si è verificato (solo miocardite o miocardite/pericardite), le diverse definizioni di caso utilizzate, la completezza nella segnalazione, e il contesto del sistema sanitario (pubblico o privato).

Quello che è noto, da letteratura scientifica, è che negli USA dopo la seconda somministrazione del vaccino BNT162b2 il rischio di sviluppare miocardite nei maschi di 16-17 anni è maggiore di 104,6 volte rispetto ai casi attesi.

Dati inglesi mostrano per gli uomini di età inferiore ai 40 anni, un eccesso di 3, 12 e 13 casi di miocarditi/milione nelle 4 settimane dopo la 1°, la 2° e la 3° dose di Pfizer; e ben 12 e 101 casi di miocarditi/milione dopo la 1° e la 2° dose di Moderna.

Ormai abbiamo dati provenienti da molti Paesi: se mettiamo su un piatto della bilanciail rischio di miocarditi da vaccino e sull’altro quello delle miocarditi da SARS-CoV-2, il primo sarà molto più pesante per i giovani maschi.

Oggi è più che mai importante guardare in là, quanto più in là possibile. La paralisi della democrazia, il sovvertimento dell’assetto istituzionale, la violazione dei principi fondativi del vivere comune hanno portato con sé lo stravolgimento dei rapporti sociali e la mortificazione di ogni umanità.

E’ il momento di rispondere, di agire, non pensando solo all’oggi di nostro figlio e del nostro paziente, ma al suo domani (educazione, scolarità, rinforzo delle buone abitudini e dei buoni sentimenti, prevenzione “vera” ma non ossessiva, nutrizione, attività, socialità); non pensando solo ai nostri figli e ai nostri pazienti, ma a tutti i bambini e a tutti i pazienti (uso delle risorse, elaborazione di un pensiero collettivo); non pensando solo ai presenti, ma anche ai lontani e ai futuri (inquinamento, disparità, prevaricazione, conflitti).

L’appello di ContiamoCi! ricorda le parole di Václav Benda:

«Propongo perciò di unire le nostre forze per costruire poco a poco delle strutture parallele in grado di supplire, anche in misura limitata, a quelle funzioni comunemente utili e necessarie ora assenti; laddove sia possibile, occorre sfruttare le strutture esistenti e umanizzarle».

Lo accogliamo con entusiasmo, ricordando le parole di San Francesco d’Assisi:

“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

Pubblicato il 7/03/2022 su:

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