Covid: decreti, vaccini, nuovi obblighi

di Terra Nuova

Restrizioni ormai pesantissime, obblighi e impossibilità per milioni di persone di andare al lavoro senza super green pass. È la situazione che si è configurata dopo l’ennesimo decreto del governo. Non mancano le voci critiche: eccone alcune.

«Siamo all’improvvisazione. L’obbligo agli over 50 non si può imporre senza una revisione del consenso informato». Così all’AGI Andrea Crisanti, microbiologo dell’università di Padova, a proposito della possibilità dell’obbligo vaccinale agli over 50. «C’è anche un problema di carattere giuridico – osserva – perchè lo si fa per impedire la malattia, ma non per limitare la trasmissione. Questo diventa un obbligo terapeutico, è una novità assoluta nella sanità pubblica». «Mi sembra solo frutto del panico. Tra l’altro lo si impone a tutti, anche a persone che magari non ne avrebbero bisogno» conclude il microbiologo «è un’autentica follia».

Nel suo editoriale del 7 gennaio su Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio scrive:

«Su un decreto che pare uscito da un manicomio o da un cabaret o dagli alcolisti anonimi – infatti persino Draghi si vergogna e manda avanti tre scudi umani col favore delle tenebre – qualunque discorso coerente sarebbe troppa fatica e troppo onore. Solo pensieri sparsi alla rinfusa. È soltanto un caso che Mario Draghi faccia partire le nuove norme a scoppio ritardato, o a babbo morto, cioè fra 40 giorni, quando spera ardentemente di non essere più al governo? Posto che i decreti sono ammessi solo “in casi straordinari di necessità ed urgenza” (art. 99 Cost.), che urgenza possono avere delle norme varate il 5 gennaio per scattare il 15 febbraio? Quanto alla necessità: posto che i precedenti quattro decreti anti-Covid in un mese, tutti basati sull’equazione “vaccinati=sani, non vaccinati=malati”, dovevano ridurre i contagi, i ricoveri e i morti, che invece si sono moltiplicati, possiamo immaginare gli effetti del quinto, che corre dietro ai soliti No Vax (ormai meno del 10%) anziché far qualcosa per i 18 milioni di Sì Vax senza terza dose? La vera necessità contro il Covid non sarà cancellare i cinque decreti sbagliati e farne uno giusto?».

«Posto che il vaccino non riesce a farselo neppure chi vuole (solo il 42% dei bivaccinati ha la terza dose), per i 5 mesi di ritardo del governo sui booster» continua Travaglio «si spera che l’obbligo non convinca nessuno dei 2,2 milioni di No Vax over 50 a vaccinarsi, sennò il sistema – già in tilt oggi di suo – collassa. L’unica chance di far funzionare il decreto è che nessuno lo rispetti. Il 22 luglio Draghi spiegò il Green pass come “garanzia di essere tra persone non contagiose”: corbelleria scientifica, visto che Delta e ancor più Omicron contagiano vaccinati e non. Così come i tamponi ai turisti stranieri per bloccare Omicron alla frontiera. Ora il Super Green pass rafforzato per over 50 e il modello base per andare sui mezzi o in banca o dal barbiere non è più per fermare i contagi, che dei vaccini se ne fottono, ma per “salvare la vita” ai No Vax (quella dei vaccinati è salva per definizione). Lodevole proposito, ma allora perché non vietare per legge pure il suicidio? Il fatto che chi vuol salvare la vita ai No Vax contro la loro volontà pretenda contemporaneamente una legge per il suicidio assistito (omicidio del consenziente) aggiunge al tutto un tocco di surrealismo».

«Siccome le code al gelo sono ancora poche» conclude Travaglio «si sentiva giusto la mancanza di quelle fuori dalle banche e dalle poste per controllare i Green pass o i tamponi. Per gli over 50 disoccupati sorpresi a zonzo senza vaccino, multa di 100 euro: sempre meno di un tampone molecolare. Trovata sul web: “Una delle più importanti differenze tra gli uomini e gli animali è che gli animali non permettono al più idiota di diventare capobranco”».

Sempre su Il Fatto Quotidiano, Antonio Cassone, membro dell’American Academy of Microbiology, afferma: «Credo sia assurdo proporre un obbligo quando ci si avvia ad avere il 90% dei vaccinati. Ricordo che l’obbligo comunque prevederebbe un’approvazione formale dei vaccini e non l’autorizzazione emergenziale e dovrebbe essere accompagnato da una specifica legge risarcitoria per chi viene danneggiato dal vaccino. E poi con un vaccino che non blocca efficacemente il contagio?». E ancora: «Quando si arriva a proporre una vaccinazione ogni 4 mesi, peraltro senza adeguata sperimentazione, vuol dire di fatto ammettere che questo vaccino non funziona, ne servono altri».

L’ex primario del Pronto Soccorso di Modena, Daniele Giovanardi, scrive : «La risposta del governo è quella di togliere i diritti civili a chi non si sottopone o non si risottopone ad una vaccinazione che le stesse case produttrici ritengono ora non utile (con farmaci sperimentali e con effetti collaterali ancora in corso di studio come confermato dai due recentissimi report inglesi e danesi che parlano di efficacia negativa) pretendendo però il consenso scritto informato e libero (?) da condizionamenti da parte del vaccinando. Allora che fare? È uscito oggi su PubMed uno studio randomizzato che conferma senza ombra di dubbio che una terapia precoce (entro 72 ore dalla comparsa dei sintomi) a base di antinfiammatori (non Tachipirina) ed altri farmaci riduce del 90% le complicanze rispetto ad una terapia iniziata dopo le 72 ore. E’ un problema di informazione e organizzazione sanitaria. Green pass, super green pass, super ultra green pass sono invenzioni della politica, non utili a contrastare la diffusione del virus».

Nei giorni scorsi si è mosso anche un sindacato di polizia, il Cosap. Si legge su ByoBlu :

«Il sindacato di polizia COSAP ha inviato al Ministero dell’Interno, al Ministero della Salute e all’AIFA (l’Agenzia italiana del farmaco) una diffida dal procedere con l’imposizione del trattamento dei “vaccini” Covid-19. Alla diffida è stata allegata la nota legale dell’avvocato Renate Holzeisen che rileva che i vaccini Covid necessitano di prescrizione medica, come si evince dai documenti autorizzatori dell’EMA (l’agenzia europea dei medicinali). Ciò significa, si legge nella nota dell’avvocato, che deve essere “un medico con nome e cognome e numero di iscrizione all’Ordine dei Medici ad assumersi la piena e personale responsabilità della prescrizione del trattamento con una sostanza di fatto ancora sperimentale”. La ragione di ciò si trova nel fatto che i vaccini Covid sono infatti farmaci autorizzati in via condizionata, ancora in fase di sperimentazione. “Non possono essere considerate sostanze sicure e soprattutto non possono essere somministrate senza una valutazione del singolo caso di ogni persona con un’analisi dei rischi e benefici”, si legge nella nota dell’avvocato. Che sia necessaria la prescrizione medica specialistica è circostanza riconosciuta anche dall’AIFA nella nota del 17 dicembre 2021. Centinai di poliziotti iscritti a COSAP avevano inviato proprio all’agenzia italiana del farmaco email di richiesta di chiarimenti in merito alla necessità di ottenere la prescrizione medica prima di sottoporsi alla vaccinazione e ottemperare così all’obbligo, entrato in vigore anche per le forze dell’ordine. A seguito di queste richieste, AIFA aveva risposto riconoscendo nella nota del 17 dicembre la necessità della prescrizione medica, tuttavia, “senza motivazione e con una contraddizione in termini”, come sostenuto dall’avvocato Holzeisen, le richieste di chiarimento dei poliziotti sono state definite dall’agenzia italiana del farmaco come infondate giuridicamente e scientificamente. Per questo motivo, COSAP ha ritenuto di inviare la formale diffida dal procedere con l’imposizione dei vaccini nei confronti degli appartenenti alle forze dell’ordine. Mancando un requisito fondamentale come la prescrizione medica, la procedura che impone l’obbligo vaccinale alle forze dell’ordine non può essere avviata, è la conclusione della nota dell’avvocato Holzeisen. La diffida è stata comunicata dal segretario nazionale di COSAP, Sergio Scalzo, anche agli onorevoli: Francesca Donato, Pino Cabras, Gianluigi Paragone, Claudio Borghi e Francesco Forciniti, con l’invito a rappresentare nelle rispettive sede istituzionali le tematiche trattate nella nota legale, affinché diventino oggetto di discussione parlamentare. Il COSAP ha chiesto al Ministero dell’Interno e della Salute di pronunciarsi con urgenza sulla questione».

Il giurista Ugo Mattei afferma : «Il Green pass utilizzato come strumento di discriminazione è totalmente inaccettabile sotto il profilo costituzionale e della libertà giuridica in generale. Tanto più lo si amplia, tanto più si sprofonda negli abissi dell’illegalità». E ancora: «Oggi stiamo vedendo un ampliamento di questo strumento vigliacco», che è qualcosa di «irrazionale che ha come puro scopo quello di continuare in quest’orgia di potere del Governo Draghi che spero prima o poi venga cacciato». 

Pubblicato il 7/01/2022 su:

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