Non essere cattivo

di Marco Arturi

Una premurosa lettera collettiva agli studenti e alle studentesse che in queste settimane hanno portato la protesta nelle piazze e nelle scuole di molte città

Tutti a dire della rabbia del fiume in piena
e nessuno della violenza degli argini che lo costringono
(Bertold Brecht)

Caro studente in lotta, caro giovane, caro figlio nostro, stiamo seguendo con attenzione le tue proteste delle ultime settimane. In linea generale devi sapere che ci trovi molto d’accordo, anche se alcune cose ci risultano un po’ ostiche da comprendere. Ma sia chiaro: guai a chi prova a privarti del sacrosanto diritto alla ribellione tipico della tua età. Stiamo seguendo con attenzione, dicevamo, ma anche con un po’ di sorpresa: sei stato talmente bravo in questi due anni di pandemia che ci riusciva sinceramente difficile immaginarti in piazza a far valere le tue ragioni, per giunta con tanta determinazione. In fondo anche questo fa parte di quel ritorno alla normalità che tutti auspichiamo; e poi sta nell’ordine delle cose, un po’ come il bimbo che salta nella pozzanghera. Quindi tutto bene, bravo.

Solo volevamo dirti di badare a una cosa: protestare è legittimo e sano, purché venga fatto nelle dovute maniere. Quanto si è visto qualche giorno fa a Torino di fronte alla sede dell’Unione industriale non va bene. Sai, a noi piace la protesta creativa e colorata, quella con i cori la musica gli striscioni i travestimenti e tutto il resto. Però non ci è piaciuto per niente vederti forzare quel cancello e rispondere alle manganellate dei carabinieri con le aste delle bandiere. Per inciso, non ci sono piaciute nemmeno le bombe di vernice contro le sedi di banche e finanziarie né le scritte sui muri.

Essere ribelle, ricordatelo, è nobile: ma non devi essere cattivo. Vogliamo dirtelo perché noi ci preoccupiamo per te e abbiamo sempre agito per il tuo bene. Ecco perché esistono, per fare un esempio, l’alternanza scuola/lavoro e gli stage: abbiamo pensato fosse cosa buona e giusta fare della scuola che frequenti anche una specie di agenzia interinale alla quale le imprese nelle quali lavorerai negli anni a venire potessero rivolgersi per scovare le risorse del futuro. E poi è giusto che tu possa cominciare prima a produrre, in modo da poter rispondere alle offerte che ti richiederanno un’età molto bassa e al tempo stesso la famosa esperienza già maturata nel settore.

Potrai dirci, e c’è del vero, che è un azzardo giocato sulla tua pelle inserirti in un sistema che vede morire ogni giorno quattro persone: ma se guardi la realtà capirai che spesso si tratta di fatalità spiacevoli quanto inevitabili. Inoltre dovresti imparare a distinguere: Lorenzo per esempio è morto sul lavoro, mentre Giuseppe è stato vittima di uno dei tanti incidenti stradali che capitano ogni giorno. Lo sappiamo, ti domandi cosa ci facesse un ragazzo di sedici anni a cento chilometri da casa su un furgone a bordo del quale pare non dovesse stare: ma è la normalità. Sono cose all’ordine del giorno in quel mondo del lavoro al quale ti affaccerai presto. E poi Giuseppe veniva da una famiglia umile, aveva bisogno. Insomma, quel furgone per lui era una possibilità di riscatto, di futuro: che poi si sia trasformato in una bara è un altro discorso che ha a che vedere con l’errore umano e, appunto, con la fatalità.

Ma c’è dell’altro, a partire dal fatto che ti lamenti del lavoro gratuito: ricorda bene che in alternanza guadagni qualcosa di più importante del denaro, vale a dire l’esperienza. E, devi riconoscerlo, è assurdo pretendere che un imprenditore paghi il lavoro di qualcuno che di esperienza non ne ha nessuna. Non devi dimenticarlo mai: il lavoro nobilita l’uomo. Anche quando è un lavoro di merda, alienante, faticoso o sottopagato. Ci siamo passati tutti, è bene tocchi anche a te.

Perché a te ci pensiamo sempre, esattamente come abbiamo fatto nel corso degli ultimi due anni. Se ti abbiamo rinchiuso in camera di fronte a un monitor è stato per proteggerti, se non abbiamo trovato il modo di sistemare tutte le cose che non andavano è stato solo perché come sai mancano le risorse. E poi c’erano un sacco di questioni serie alle quali pensare: i banchi con le rotelle, la lotteria degli scontrini, le mance da distribuire a pioggia, i miliardi da destinare a quel rifacimento delle facciate che è diventato il festival della speculazione, dei cantieri non a norma e perfino delle gru che vengono giù per strada. Però pensa a quanto lavoro è stato creato.

D’accordo, non è andato tutto bene e ci sembra democratico e ragionevole che tu possa esprimere il tuo malcontento. Ma fallo nelle dovute maniere, cioè rispettando le regole e l’autorità. Ricorda sempre che gli agenti in divisa sono anzitutto lavoratori. I cattivi maestri che ti ronzano attorno ti diranno che sono diretti da un ministro autoritario, scandiranno la solita cantilena con i nomi di Giuliani, Aldrovandi e Cucchi senza dirti mai la verità, vale a dire che quegli uomini in tenuta antisommossa stanno lì anzitutto per garantirti il diritto di manifestare: quando gli scappa qualche manganellata è un po’ come quando scappa lo scapaccione a un genitore, anche se tu magari non puoi capirlo perché non ne hai presi tanti. È tutto nel tuo interesse.

Insomma, comportati bene che qui passare per cattivo è un attimo. Non vedere nemici dove non ce ne sono, non ripetere gli errori che altri (noi) hanno commesso prima di te. E va bene la protesta, ma cerca di tornare in classe presto altrimenti capace che perdi l’anno. Come dire, ribelli sì ma scemi no. Quindi lascia perdere la resistenza, che è roba del passato: ora e sempre resilienza.

Con affetto.
Quelli che pensano al tuo futuro


Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale, ma la quasi totalità delle frasi elencate nella lettera è stata copiata da post pubblicati sui social o da dichiarazioni di esponenti politici.

Pubblicato il 20/02/2022 su:

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