Medicina dell’Uomo (e non di Big Pharma)

di Stefano Manera

In questi ultimi anni abbiamo assistito purtroppo a una perdita drammatica di fiducia dei cittadini nei confronti della Medicina. Per molti motivi la medicina si è sempre più distanziata dalla persona, cercando di incarnarsi in una fredda scienza fatta di numeri e protocolli. È fondamentale un ritorno della Medicina alla sua vera identità di arte e non certo di scienza. Così scriveva Il Prof. Giorgio Cosmacini, docente di storia del pensiero medico: “È un luogo comune dire che la medicina è una scienza. Così non è. La medicina non è una scienza, è una pratica basata su scienze (la fisica, la chimica, la biologia, l’ecologia, l’economia) che differisce dalle altre tecniche perché il suo oggetto è un soggetto: l’uomo.”

È fondamentale il ritorno della Medicina alla sua originaria visione dell’Uomo nella sua totalità, alla sua originaria e naturale visione sistemica.
Un tempo, i medici erano quasi tutti pensatori e filosofi, perché la Medicina era filosofia nel significato puro del suo etimo, era l’arte attraverso cui il sapere circa l’Uomo si esprimeva concretamente.

Sappiamo bene che l’Occidente si vanta di avere l’assistenza sanitaria migliore e più redditizia al mondo, ospitando alcune delle migliori cure possibili.
Chiunque in Occidente, in caso di emergenza, fino a 2 anni e mezzo fa, avrebbe potuto pensare di essere molto più fortunato, avendo più chance di sopravvivenza di chi vive altrove.
In realtà è ancora così, bisogna dirlo, e bisogna a questo punto distinguere tra medicina e sanità.
Mentre la medicina ha compiuto passi da gigante (pensiamo alla cardiochirurgia, alla chirurgia pediatrica, ortopedica, oncologica, mininvasiva, eccetera), la sanità è regredita vistosamente, sprofondando in un abisso di cui si stenta a vedere il fondo.
In Italia la sanità pubblica è stata depredata nel corso degli anni, interi ospedali sono stati chiusi, i medici e gli infermieri pensionati non sono stati sostituiti, il medico di famiglia è diventato medico di medicina generale con compiti quasi esclusivamente burocratici, la medicina territoriale è stata praticamente eliminata e la prevenzione è diventato argomento da libri di storia.
Spesso si trascura il fatto che la medicina, in Occidente, è un’industria che frutta molti miliardi di dollari e di euro: cifre da capogiro.

La vicenda dei vaccini per il Covid-19 è un esempio lampante: miliardi di dollari di fatturato in mano a poche multinazionali. In genere l’intera pandemia ha visto un giro di danari impressionate, pensiamo ad esempio alle mascherine, ai banchi a rotelle, alla costruzione di nuovi centri Covid o hub quando sul nostro territorio ci sono moltissime strutture (le ex caserme in primis) che sarebbero state riutilizzabili con grande risparmio dei soldi pubblici.

Sappiamo molto bene come l’emergenza sanitaria in Italia sia stata prevalentemente causata, non tanto dal numero di malati, ma dalla mancanza di ospedali adeguati in seguito ai tagli scellerati del passato e alla mancanza della medicina di territorio di cui ho già parlato.

Sappiamo anche molto bene che in Occidente, da molti anni, c’è un vero e proprio abuso di farmaci, radiazioni e interventi chirurgici costosissimi con effetti talora devastanti sulla salute, tanto da dover ormai parlare anche di patologie di origine iatrogena, cioè medica.
Al giorno d’oggi, in Occidente, chiunque citi o metta in discussione “Big Pharma” è bollato come un complottista, un ciarlatano, un pazzo o un teorico della cospirazione con la conseguente carica a testa bassa dei debunker e dei fact-checker “indipendenti” foraggiati dalle stesse aziende farmaceutiche o dai grandi gruppi di informazione. Assistiamo a veri e propri linciaggi da parte dei media, dai professori universitari e dai loro portaborse, dalle orde incattivite degli studenti di medicina indottrinati al “non pensiero” negli atenei. Oggi viviamo in un mondo di censura dove tutte le informazioni che si discostano dal pensiero unico scientista sono automaticamente notizie fasulle e vergognose.

In tutto questo purtroppo non tutti sanno che la famiglia Rockefeller fu la prima a capire quanto fosse utile e fruttuoso sfruttare appieno un sistema che fa leva sul bene più prezioso di ognuno di noi: la salute.

John D. Rockefeller (New York, 1839 – Ormond Beach, 1937) era un magnate del petrolio e fu il primo miliardario degli Stati Uniti. Fu anche il primo a rendersi conto della grande opportunità che la farmaceutica gli avrebbe offerto per arricchirsi. All’inizio del XX secolo controllava il 90% delle raffinerie di petrolio negli USA attraverso la sua compagnia, la Standard Oil. Nel 1900 i ricercatori scoprirono i primi prodotti petrolchimici, tra cui la plastica, prodotta per la prima volta nel 1907. La svolta arrivò tramite la realizzazione di farmaci di derivazione petrolchimica (pomate, unguenti ed eccipienti). Questa fu una grande opportunità finanziaria per Rockefeller poiché capì che poteva monopolizzare non solo il settore petrolifero, ma anche le industrie chimiche e farmaceutiche. I prodotti petrolchimici infatti potevano essere brevettati determinando enormi guadagni.

A quei tempi tuttavia, negli USA i rimedi erboristici, naturali e l’omeopatia erano molto popolari.
Infatti, circa la metà dei medici americani praticava la medicina olistica, sulla base delle conoscenze della vecchia scuola europea e di quelle dei nativi americani: un sapere immenso, efficace, molto antico ed economico. Ciò significava che Rockefeller doveva sbarazzarsi di quelli che erano fastidiosi ed ingombranti “competitors”.

Così usò una strategia che col tempo è risultata essere vincente (ed è ancora efficacemente utilizzata ai giorni nostri): cioè identificare la cosiddetta soluzione – reazione per un problema.
Il concetto funziona molto bene quando si sviluppa, progettandolo a tavolino ex novo, un problema che porta terrore nella popolazione. Il terrore deve durare un po’, ma non troppo per evitare l’assuefazione e a quel punto viene offerta una soluzione già ben identificata (ovvero già pronta).  In questo modo le aziende che offrono la soluzione verranno viste dalla popolazione come grandi benefattrici e la popolazione stessa risulterà poco incline a vedere le eventuali zone d’ombra (e persino gli abissi) che potrebbero esserci in queste operazioni.
Il ragionamento delle persone più o meno suona così: “Loro ci hanno salvato. Loro sono comunque nel giusto”, ma soprattutto quando c’è un problema, sarà proprio la paura a spingere le masse a invocare una soluzione fino al punto di accettare anche che le libertà più radicate possano essere ridotte.

Per attuare questa strategia, Rockefeller si fece aiutare da Andrew Carnegie, magnate dell’industria siderurgica.
La Carnegie Foundation inviò Abraham Flexner in viaggio per la nazione, affidandogli il compito di riferire lo stato delle strutture mediche e delle università USA, nonché di redigere il famoso “Rapporto Flexner” che tanto condizionò lo sviluppo farmaceutico del tempo.
Il rapporto Flexner affermava che era necessario il rinnovamento e la centralizzazione delle istituzioni mediche. A seguito del rapporto metà delle università furono chiuse, i farmaci naturali e l’omeopatia furono messi al bando e alcuni dei medici che praticavano la medicina olistica furono arrestati.

Rockefeller donò (o meglio investì) oltre 100 milioni di dollari – una cifra davvero ingente per l’epoca – a ospedali e college per incentivare questa transizione, convincendo così a suon di dollari molti professori, medici e ricercatori a restare e lavorare nei centri di ricerca.
Fu Rockefeller a volere il dipartimento di istruzione americano e a istituire l’American Cancer Society nel 1913. Non molto tempo dopo le università americane furono uniformate e i farmaci iniziarono ad essere brevettati.

La sanità divenne un gigantesco affare privato in mano ad aziende farmaceutiche sempre più ricche e alle assicurazioni; ai ricercatori vennero concesse grandi sovvenzioni per studiare le proprietà farmacologiche delle piante, studiandone i principi attivi disponibili gratuitamente in natura, in modo da poterli brevettare e vendere a caro prezzo.
Fu così che tutto venne snaturato e disumanizzato con la sola ottica miope del profitto.
Fu così che nacque “Big Pharma“: ingordo meccanismo non più a servizio dell’uomo, ma divenuto in breve tempo proprio il moloch anti-uomo, il leviatano che vuole sempre di più, che non si accontenta, fino a prendersi tutto.

È così che 100 anni dopo, in Occidente, le università sfornano giovani medici che non sanno più nulla delle pratiche olistiche originarie, che non sanno più nulla dell’Uomo e della sua interazione con la Natura, che rispondono senza alcun senso critico, come automi, a ordini di cui spesso nemmeno ne conoscono il motivo, docili e ubbidienti. È così che 100 anni dopo, ci troviamo a vivere in un’epoca in cui il sapere antico è andato quasi completamente perduto, nonostante i grandi, meritevolissimi e innegabili progressi scientifici della medicina moderna.

Eccoci qui, a lottare per ribadire che la Medicina deve tornare ad essere vera “ars medica”, sganciata dalla logica del profitto e con il dovere morale dei necessari passaggi di riconoscimento e ricongiunzione in seno all’Uomo nell’interezza di corpo, mente e spirito e con la Natura di cui esso è figlio.

Pubblicato il 29/08/2022 su:

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